
Scritture in transito tra letteratura e cinema. Processi
Il seminario, “Scritture in transito tra letteratura e cinema”, guidato da Silvia Acocella (Letteratura italiana contemporanea) con il supporto di Ludovico Brancaccio (montatore) entrerà, sulle note di Giugurta di Francesco Amoruso (accompagnato alla ritmica da Simone Amoruso) nelle stanze dei Processi, Davanti alla legge, alla sua porta sempre aperta, ma invalicabile (Kafka). Nel mysterium burocraticum, colpa e pena coincidono e, dopo la morte di Dio, sono incorporate nell’esistenza dell’uomo comune. Nelle inquadrature del Processo di Orson Welles che negano, claustrofobicamente, a K. il fuori-campo, la stanza del Giudizio è già carcere. Se «ciò che unisce la colpa e la pena non è altro che il linguaggio» (Agamben), il verbum dell’uomo, allora dei 12 Angry Men (Lumet) conterà solo la loro parola di giurati, dentro la stanza del ragionevole dubbio. Il Processo che l’uomo sconta da sempre è costituito, infatti, dalla stessa Parola che lo rende umano; per questo gli scrittori hanno la più alta responsabilità. Il blocco che fermerà la mano di Capote dopo A sangue freddo è il punto di partenza della vicenda di Onoff di Una pura formalità (Tornatore), costretto a verba-lizzare la sua kafkiana confessione per scoprirsi fantasma sulla soglia tra vita e morte. Un silenzio assoluto caratterizzerà L’uomo che non c’era (Coen): il silenzio di un uomo senza qualità, sopravvissuto all’assenza di Dio, fantasma anch’egli, che cammina invisibile con il suo delitto, circondato dal vuoto. Nell’ultima stanza dei Processi in cui entreremo, risuonerà la solitaria ma inarrestabile Parola contraria di uno scrittore, accusato per una frase pronunciata. Davanti alla legge, Erri De Luca continuerà a pronunciare quelle parole, ad ogni udienza, fino a un istante prima della sentenza.
Giovedì 3 maggio 2018 – AULA PIOVANI (ore 13-15)
Il seminario corrisponde a 4CFU ed è aperto a tutti