Illuminismo. Politica, insegnamento e ricerca

 

Nell’ambito degli incontri di discussione di ‘Libri di Storia’, un’intera giornata sarà dedicata il 3 aprile ai temi dell’Illuminismo tra politica, insegnamento e ricerca.

 

In un celebre saggio del 1956, Cultura illuministica e mondo settecentesco, Giuseppe Giarrizzo segnalava l’importanza dell’interesse per la cultura illuministica nella ripresa storiografica italiana dopo il fascismo e la guerra, indicandone le molteplici ragioni politiche e storiografiche: dalle «istanze pacifiste» alle esigenze di «una cultura più impegnata», dalla crisi dello storicismo alle nuove tendenze materialistiche. Come ricorda Michele Battini nel suo Necessario Illuminismo. Problemi di verità e problemi di potere (Roma 2018), Franco Venturi in confino aveva scritto: «Entriamo in un’epoca di necessario Illuminismo». A sua volta Arnaldo Momigliano qualche anno dopo affermò che «solo dopo il 1945 la cultura italiana si era impegnata a restaurare valori illuministici».
Sulle ragioni di quell’interesse continuiamo ancora a interrogarci. A più di 160 anni dall’avvio di quella stagione di studi ci chiediamo che cosa ne sia oggi di quella passione storiografica nelle scuole e negli atenei italiani. Gian Mario Anselmi nel suo L’immaginario e la ragione. Letteratura italiana e modernità (Roma 2017) denuncia una quasi totale dimenticanza negli studi letterari per la straordinaria stagione riformatrice del Settecento italiano legata all’Illuminismo europeo, traendone indicazioni dolenti per la scuola e per la cultura italiana nel suo complesso: quel silenzio avrebbe fatto perdere di vista l’intreccio tra economia e politica, riforme e letteratura, arte e filosofia, scienze, musica, teatro, ragione e immaginario, che costituiva il nerbo della riflessione dei nostri riformatori settecenteschi (e Anselmi dà particolare rilievo alla grande scuola meridionale di Antonio Genovesi). Non solo, quella dimenticanza ci avrebbe fatto perdere anche l’attenzione «a una complessiva riforma morale italiana, tema gigantesco e mai risolto nella storia anche recente del nostro paese» (p. 61).
Necessario, dunque, «restaurare – attraverso la serietà degli studi – valori illuministici». Scrive Battini: «Nella situazione attuale, il problema culturale più grave mi pare la scomparsa dei criteri razionali per valutare e giudicare casi ed eventi e per distinguere vero, falso e finto nella incontrollabile marea di informazioni, testi e immagini». Problema che è al tempo stesso politico, poiché «i problemi di verità sono anche problemi di potere» (Battini, pp. XI e X).
Gli interrogativi posti da questi autori sono di scottante attualità. Ne discuteremo nella giornata di studio del 3 aprile 2019 intitolata Illuminismo. Politica, insegnamento, ricerca. Nella prima parte, Verità e potere: gli studi sull’Illuminismo, insieme a Girolamo Imbruglia e Enrico Nuzzo affronteremo soprattutto i problemi storiografici posti dal libro di Battini. Nella seconda parte, Antonio Genovesi e l’Illuminismo meridionale: insegnamento e ricerca, partendo dal libro di Gian Mario Anselmi, e dagli Atti del Convegno Antonio Genovesi. Economia e morale (a cura di Anna Maria Rao, Napoli 2018), con la collaborazione di Paolo Amodio e Matteo Palumbo discuteremo della presenza (e dell’assenza) degli studi sull’Illuminismo nelle scuole e negli atenei italiani, con l’intervento di storici e letterati, di studiosi di filosofia, storia del pensiero politico, storia del teatro, storia dell’arte e di colleghi delle scuole secondarie.
Il seminario, organizzato nell’ambito del PRIN 2015, L’eredità dell’Illuminismo. Diritti e costituzionalismo tra rivoluzioni e restaurazioni (1789-1848) si terrà presso il Dipartimento di Studi Umanistici, Sala ex Cataloghi, Via Porta di Massa 1 Napoli, dalle 10,30 alle 18.

Anna Maria Rao